Come quasi sempre ci troviamo a darvi notizie di allarmi per i beni che sono al centro dei nostri interessi, tuttavia forse va maturando nel pubblico una maggiore consapevolezza di come il Comune debba correggere i suoi criteri nella tutela dei beni culturali e ambientali. Sta di fatto che si avviano danni irreversibili al patrimonio verde o difficilmente reversibili. Nel parco del Meisino, anche nella porzione APS (Area a Protezione Speciale) comprendente "zona umida", dove hanno trovato asilo molte specie di volatili e altri animali di specie protette, avverranno trasformazioni con la ristrutturazione della cascina Malpensata, ma con inevitabile attrito dei lavori relativi. Ma soprattutto, nella parte del parco non inclusa nella APS, a est del corso Don Sturzo, anch'essa pregevole e meta di tranquille passeggiate, sono previste attività sportive dichiarate non invasive e con attrezzature leggere e asportabili, che tutto saranno fuorché non invasive, sia per il necessario diradamento di alberi, sia per l'ingombro fisico e visivo delle attrezzature, sia per un afflusso di visitatori sportivi per attività assolutamente praticabili altrove. Immaginiamo come verrà ridotto il "boschetto" che mostriamo nella foto sotto, subito oltre corso Don Sturzo, in cui atterreranno il "pump track" per acrobazie in bici, e lo "skills bike park" attraversato da percorsi con pedane e ostacoli per mettere alla prova gli skills, le abilità di grandi e piccoli ciclisti ed il il "pump track", citiamo Wikipedia, "un circuito di dossi, curve sopraelevate e discese appositamente progettato per essere percorso senza pedalare, ma semplicemente "pompando", generando cioè slancio attraverso i movimenti in su e in giù del corpo” E immaginiamo quanto sfoltimento arboreo sarà necessario per realizzare gli impianti. In sostanza fra rimodellamento del terreno e attrezzature "leggere e rimuovibili" vedremo un deciso sconvolgimento del bosco, privando i cittadini di uno degli aspetti più piacevoli del parco del Meisino, per non parlare dell'immiserimento del patrimonio naturale vegetale e faunistico. Contro la realizzazione di questo infelicissimo "parco dello Sport" con la foglia di fico dell'educazione ambientale si sono mossi migliaia di cittadini, con una raccolta di firme che ha superato le diecimila, con centinaia che partecipano alle dimostrazioni.
Ma si direbbe che su Torino si sia abbattuta nell'ultimo paio d'anni un'onda di incoscienza sugli effettivi valori del verde in città paradossalmente accompagnata da una campagna di enfasi su un supposto programma di potenziamento del verde, "forestazione urbana" ecc. Paradossalmente propiziata dall'afflusso di fondi europei la nostra Amministrazione si è trovata a potere spendere, dopo tanti anni di ristrettezze economiche, fondi vincolati al dover rapidamente realizzare progetti, mentre restano poverissimi i fondi per la manutenzione ordinaria. E così è stato concepito e compiuto senza consultazione coi cittadini l'abbattimento/sostituzione degli alberi di corso Umbria, ed è stata concepita analoga operazione per gli alberi di corso Belgio, fermatasi per il momento per la vivace opposizione e azione dei cittadini, non solo del quartiere, e in particolare di un gruppo estremamente motivato che ha costituito un comitato ad hoc. Questo comitato, "Salviamo gli alberi di corso Belgio", ha raccolto molte migliaia di firme, e con notevole impegno personale dei suoi membri, ha condotto per molti giorni sulle ventiquattro ore un presidio presso gli alberi, quando l'abbattimento sembrava imminente. Ha raccolto autorevoli pareri di botanici che smentivano asserite esigenze di sicurezza per rischio di schianto, e ha promosso un'azione civile presso il Tribunale di Torino denunciando per questo abbattimento un rischio sostanziale per la salute fisica e il benessere psichico dei cittadini. Il Tribunale, pur pressato dalle tesi dell'Amministrazione sulla necessità dell'opera ha emesso infine un giudizio intermedio, che impone di distribuire in cinque anni i tempi della sostituzione per dare tempo ai primi lotti di piante sostituite di sviluppare in parte le funzioni benefiche dell'alberata. Benché nettamente insufficiente rispetto alle secondo noi più che giuste richieste del Comitato, questa sentenza resta un'importante punto d'arresto per la disinvoltura dell'Amministrazione, e speriamo l'inizio di una riflessione. L'Amministrazione sembra pervasa, in vista di esigenze di bilancio oggettivamente pesanti, dalla convinzione di dover posporre ogni genere di considerazioni, di vera tutela ambientale, e di vivibilità, all'opportunità di raccogliere fondi europei per opere frettolosamente definite, e a mettere insieme "grandi eventi", con l'idea che questi possano contribuire a puntellare l'economia della città.
Continua a posporre la cura di un verde che sia per tutto l'anno supporto della qualità di vita dei cittadini e peculiare dote di Torino , privilegiano "grandi eventi" che privano a lungo la città dei luoghi preziosi. Così adesso ci viene imposta una ruota panoramica nel Giardino Ginzburg sul Po, ai piedi del Monte dei Cappuccini, per sei mesi, la cui durata provvisoria è stata la condizione del consenso della Soprintendenza. Non riusciamo a comprendere le ragioni del consenso della Soprintendenza, giustificato con la natura provvisoria di questa installazione, anche perché in questo caso, benché attrezzatura rimuovibile essa ha con la sua massa di oltre cinquanta metri una consistenza edilizia, e in particolare necessiterà di un formidabile contrappeso alla base, se non di una vera e propria fondazione. La città per quel periodo verrà privata non solo dal fiume della vista indisturbata di quel tratto di collina col Monte dei Cappuccini, ma soprattutto verrà mortificata la vista della città dal piazzale del Monte, tradizionale punto panoramico.
Per non parlare della presumibile congestione di corso Moncalieri per traffico e parcheggio. Il richiamo di una ruota a Torino si riduce al suo aspetto ludico, il piacere del movimento, di lieve simpatica vertigine, attraente per i bimbi e non solo, e come tale si sarebbe potuta piazzare altrove, dove non turbasse il paesaggio e magari con la sua presenza favorisse zone disagiate della città, ma evidentemente il calcolo di chi ha deciso così lo ha pensato essenzialmente in funzione di supposti visitatori attratti dalla novità ma a condizione che sia collocata in un un punto così gradevole. Oltre ai disastri del progetto sul Meisino, e a cercare di guadagnare posizioni nella difesa dei nostri viali e dei nostri alberi ovunque si trovino, abbiamo davanti una difficile battaglia per cercare di annullare il disgraziatissimo progetto di collocare un centro commerciale di Esselunga al posto del Giardino Artiglieri da Montagna ( vedi precedente post). Poiché il Comune, scriteriatamente ha venduto a privati questo giardino preziosissimo, ancorché non ben mantenuto, e unica area di verde in terra piena di questa parte della città, per supposte esigenze di bilancio ed in apparente noncuranza dello sfregio ambientale, ora si tratta di creare una massa di opinione che convinca l'Amministrazione ad aprire una trattativa coi nuovi proprietari per scongiurare l'attuazione. Purtroppo i mezzi di comunicazione di Italia Nostra-Torino come dei gruppi e delle Associazioni che finora si sono opposti a questo pesantissimo progetto sono estremamente limitati. La possibilità di incidere su questo tema sta nel riuscire a suscitare un movimento di opinione tale da cogliere decisamente l'interesse della cronaca dei grandi giornali, normalmente piuttosto prudenti nel commentare le iniziative del Comune, e da qui indurre l'Amministrazione ad agire.
Invitiamo chi legge questo notiziario, se approva la nostra posizione, a diffondere fra le sue conoscenze la percezione di questo problema. Come sempre raccomandiamo a chi ci segue di esplorarle letteralmente Torino da Google map e come sempre, invitiamo chi ci legge e condivide almeno in parte le nostre opinioni a scriverci, anche per informarci di situazioni che meritano attenzione. Invitiamo caldamente a sostenerci, sia associandosi, per rinforzare la nostra consistenza, sia, se si ritiene che l'opera di Italia Nostra sia utile, e naturalmente se ce lo si può permettere, dandoci un aiuto finanziario di cui abbiamo molto bisogno per le spese della nostra sede, sia offrendo una collaborazione attiva, anche senza associarsi. Contiamo di poter aprire al pubblico la nostra biblioteca per un giorno la settimana se troveremo volontari, ma in ogni caso chi fosse interessato a prenderne visione può chiederci un appuntamento. Speriamo, molto anche in relazione alle pacifiche "rivolte per il verde" che si sono sviluppate in Torino, in un deciso aumento dell'interesse generale per questi temi, e nell'instaurarsi di un più intenso livello di comunicazione col Comune. Augurandoci dunque tempi migliori per tutti buone cose dal Direttivo di Italia Nostra-Torino. Per il Direttivo Roberto Gnavi, Presidente I recapiti di Italia Nostra-Torino
Commenti