Innanzitutto un saluto mio personale, del Consiglio della Sezione Locale di Italia Nostra che rappresento, anticipo il saluto della Presidente Regionale della nostra Associazione, Prof.sa Adriana My che si collegherà più tardi in remoto per un suo breve intervento e lieti che la città di Verbania sia stata scelta come sede per l'appuntamento nazionale di Salviamo il Paesaggio cui ci unisce la comune e non facile attività di presidio avverso le tante insidie che il paesaggio e la sua integrità subiscono quotidianamente.
Nei pochi minuti che ho a disposizione, fedele al tema che mi è assegnato, vorrei presentare, con una veloce carrellata nel tempo il territorio di questa Provincia: tanto vario e attraente; esteso dal confine di Stato, spartiacque alpino, alle valli che da esso discendono, ai fondovalli e ai versanti prealpini, sino ai profili costieri che si immergono nelle acque dei laghi, pure loro, per noi, terra.
Tanta varietà e ricchezza paesaggistica, almeno negli ultimi due secoli, di trasformazioni ne ha comunque subite, molte e profonde, non differenziandosi in questo dalle sorti avute da tanti altri territori italiani:
Solo per ripercorrerle in un veloce elenco, ricordo le più salienti:
1) La trasformazione della naturalità delle coste dei laghi Maggiore e Orta con gli insediamenti ottocenteschi delle ville e i loro grandi parchi.
2) Il successivo e progressivo abbandono avvenuto nella seconda metà del 900 o la loro trasformazione in residenze condominiali.
3) L'attuale riuso ai fini turistico ricettivi (con il correttivo, mai assente, dell'incentivo premiante dei bonus aedificandi) o il loro recupero a residenze oligarchiche.
4) Lo sfruttamento idroelettrico con la costruzione negli anni 30 del 900 dei grandi bacini di accumulo posti nelle testate alpine.
5) L'attuale incontrollata diffusione del mini idroelettrico destinata a estinguere le residue risorse idriche del reticolo minore.
6) L'abbandono, ab immemore, dei versanti lacustri già a coltivo e l'avanzata della copertura boscata pressochè generalizzata e, per lo più, senza governo.
7) La progressiva, continua, scomparsa della separazione tra edificato e non edificato che distrugge l'identità del paesaggio.
8) Lo spopolamento delle terre alte nel secondo novecento con l'abbandono, anche culturale, del costruito antico.
9) Il contemporaneo addensamento antropico dei fondo valli sedi delle industrie produttive e la crescita del nuovo costruito moderno;
10) E ancora il nuovo effimero edificato ad uso residenziale/turistico diffuso, singolo o condominiale, del secondo 900 che si appropria, attratto dalla visione dei laghi e di alcune delle valli, del quadro paesaggistico consolidato e immortalato e lo altera in maniera irreversibile.
11) Il successivo parziale abbandono dall'utilizzo di quel costruito, divenuto molto presto surplus immobiliare, travolto dalla moda delle vacanze divenute viaggi nel mondo e non soggiorni nei luoghi, ora riappropriato in parte dall'avanzare delle locazioni turistiche brevi.
12) L'uso indisciplinato e indiscriminato della georisorsa che erode i versanti vallivi e monopolizza economie locali che ne diventano dipendenti.
13) Da ultimo i residenti urbani che premono, poco contrastati, sui loro governi locali, desiderosi di abbandonare la città per insediarsi, in controtendenza, sulle fasce dei versanti in affaccio sui laghi.
Qualche cosa sicuramente ho dimenticato, ma mi pare di avere fatto una sintesi abbastanza completa.
Ho parlato di un territorio attraente e per questo ambìto e conteso, " contraffatto" ( mi sia perdonata l'espressione) da un'economia del turismo che, divenuta prevalente, pretende.
Mentre arricchisce, livella le culture locali, banalizza i quadri di paesaggio (anche quello consolidato e interiorizzato che (paradosso) sta all'origine della fortuna turistica, (quello del grand tour), preme con la massa antropica richiamata nelle giornate di picco stagionale, mortificando le altre stagioni, ha insidiato e insidia con la sue esigenze di contenitori edilizi alberghieri i profili costieri, un po' meno (attualmente) quelli alpini, segue nella sua dinamica, la curva dell'economia generale.
Alle mie spalle scorrono le immagini di uno degli ultimi territori liberi contermini ai laghi (Comune di Verbania), ma già non è più così; dove c'erano i seminativi ora è in costruzione il raddoppio del confinante campo da golf (occupazione di suolo reversibile si dice ). Una delle tante contese che abbiamo tentato, ma sembra senza successo. Eppure il Piemonte ha il suo Piano Paesaggistico approvato, Il Piano Paesaggistico ha le sue prescrizioni e una di quelle (vedi catalogo dei beni tutelati-prima parte pagina 351) sembrava e sembra escludere l'utilizzo che si sta facendo di quella terra, sino a ieri, libera. Ma le norme sono diventate fluide... liquide, qualcuno dice elastiche, comunque mal governate, forse più semplicemente... accantonate, al più negoziate.
Meglio, sino ad oggi, è andata al Comitato Tutela Devero che, in altro contesto (quello Alpino) presidia quei luoghi insidiati da quell'altro ambizioso piano di turismo industriale a iniziale capitale anonimo e straniero, dal nome evocativo e forse accattivante: "Devero avvicinare le montagne".
Ma il tentativo di riprodurre un modello turistico invernale di massa (peraltro forse già superato per effetto dalla crisi climatica) a ridosso delle aree tutelate del Parco Regionale Veglia/Devero e dentro zone Natura 2000, cercherà comunque altre vie, altre norme elastiche da interpretare per non doverle applicare, secondo un costume diffuso e spesso vincente.
Il Comitato non ha finito il suo compito, gli spetta ancora un lungo cammino e tante insidie.
Ci si potrebbe consolare guardando la superficie di questo lago ( ho detto che per noi anche questa è terra) sembra immune dai mutamenti, ma non lo é. Le acque sono insidiate, pure loro, da altre minacce: salvate negli anni 70 dall'inquinamento di origine antropico, afflitte poi dalla crisi del DDT negli anni 90, ora le specie ittiche aliene divorano, letteralmente, e si sostituiscono a quelle autoctone pregiate (è vero anche queste ultime, in parte, sono state un tempo aliene), ma non è una consolazione, non erano voraci e fecero la fortuna di un'economia antica, quella della pesca che invece adesso è arrivata al capolinea.
La lista è lunga, non finisce neppure qui, ma qui deve finire il mio intervento per rispettare (almeno quella) la norma della durata del tempo che mi avete concesso e vi ringrazio augurandovi un'ottima riuscita di questo Vostro/Nostro incontro.
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