PRAE: LA REGIONE CI RIPROVA



La vicenda del Piano Regionale che dovrebbe regolare le attività estrattive, segna un nuovo capitolo. Il documento di pianificazione che la Regione aveva predisposto e che era stato oggetto anche di nostre argomentate osservazioni, non aveva superato il vaglio di Valutazione Strategica. Tanti sono stati i rilievi mossi in quella sede avverso il documento che la sua sorte se non è segnata poco ci manca. Arrivati a questo punto, la Regione doveva trovare una soluzione "onorevole": far finta di adeguare il PRAE alle indicazioni della VAS, ma nello stesso momento prendere tempo. Lo vuole fare con una apparente piccola modifica della legge regionale 23/2016, quella che regola le attività estrattive, ossia inserendo la possibilità di frazionare l'approvazione del PRAE, suddiviso per comparti estrattivi. In realtà, in questo modo, la Regione può pensare di mandare in approvazione il PRAE riferito ad ambiti territoriali coincidenti con comparti produttivi meno critici, giustificando il ritardo di quelli più problematici con la necessità di approfondimenti e specificazioni, in realtà con il concreto rischio di rinviare sine die la pianificazione dei settori più critici, di fatto una liberalizzazione e l'apertura di una finestra temporale senza scadenza. Il tutto, ad avviso dell'Associazione in spregio delle norme sovraordinate del Piano Paesaggistico. In questi giorni sono aperte le consultazioni pubbliche ( alle quali partecipiamo) al disegno di legge, di due soli articoli, che vorrebbe introdurre questa apparente innocua modifica, in realtà un tentativo maldestro di superare anche la normativa di Stato e pagare un tributo alle aziende estrattive che, infatti, hanno già ringraziato.

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