VALSESIA: SCI D'ACQUA
L’acqua sottratta al fiume Sesia e pompata a monte per innevare una pista da sci a bassa quota: il progetto dell’Alpe di Mera che si scontra coi cambiamenti climatici
LA PISTA CHE ARRIVA IN PAESE: L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO – Il comprensorio, costituito da 30 chilometri di piste, ha attraversato un periodo di decadenza nei primi anni Duemila. Grazie alle Olimpiadi di Torino, però, parte degli investimenti è finita anche in Valsesia, e nel 2005 è stato rilanciato grazie a tre nuove seggiovie e all’impianto di neve programmata (in quota). Da qualche anno a questa parte è nel report NeveDiversa di Legambiente, annoverato nella sezione – non certo in termini lusinghieri – degli impianti sottoposti ad accanimento terapeutico. Vale a dire quegli impianti che per ragioni di carattere strutturale (la sfavorevole esposizione delle piste, la quota troppo bassa ecc.ecc.) e per ragioni di carattere storico (problemi legati agli investimenti, infrastrutture desuete, mancanza di risorse ecc.ecc.) non riescono più a far fronte, se non con costanti perdite di denaro, alle mutate condizioni climatiche. A dispetto di ciò, tuttavia, il progetto della società Monterosa2000 va a servire una pista (la Mera-Scopello) che parte da poco più di mille metri e arriva ai 700 metri di quota del paese. Un’altitudine che per forza di cose risente di temperature maggiori e precipitazioni nevose più rare.
“L’intervento in corso consiste principalmente nella captazione di acqua dal fiume Sesia, che scorre limitrofo alla partenza dell’impianto di arroccamento, al fine di alimentare con una sufficiente portata il bacino idrico a cielo aperto presente in stazione e l’attuale impianto di innevamento programmato delle soprastanti piste da sci, rendendolo più efficiente – hanno fatto sapere da Monterosa2000 – in concomitanza con tale realizzazione e a sua integrazione si è provveduto, con un intervento decisamente marginale rispetto al lavoro nel suo complesso, a dotare anche la pista Mera-Scopello di innevatori. L’opera risulta conclusa ed entrerà in esercizio con l’avvio della corrente stagione invernale“.
SICCITÀ E OCCHI AL GHIACCIAIO – Così entra in gioco il fiume. Già a inizio febbraio, secondo i dati elaborati da Arpa Piemonte e condivisi con la politica regionale, il fiume Sesia presentava l’80% di acqua in meno. Il mese di gennaio è stato il quinto più secco degli ultimi 65 anni, con la perdita di oltre mille milioni di metri cubi di acqua provenienti dalla neve. Le autobotti facevano su e giù dalla valle per rifornire l’Alta Valsesia e alcune frazioni di Valduggia e Quarona. “È a rischio l’approvvigionamento di acqua per uso agricolo“, aveva detto l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati. E così è stato. In estate l’agricoltura era in ginocchio, specialmente le risaie del Vercellese. E ad agosto il Consorzio Est Sesia ha dichiarato lo stato d’emergenza per siccità. Così, tra chi guarda a Nord, verso le montagne, ci sono anche gli agricoltori. “I glaciologi ci dicono che le Alpi, nel 2022, hanno perso circa cinque chilometri cubi di ghiaccio che equivalgono a cinque miliardi di metri cubi di acqua – dice Camillo Colli, presidente del Consorzio Est Sesia – la preoccupazione che abbiamo è che quando non ci saranno più i ghiacciai, la nostra irrigazione estiva dipenderà solo dai temporali. E nient’altro. La soluzione? Uno dei modi per valutare lo stato di progresso di un popolo è la sua capacità di trattenere acqua a monte. L’Italia ha una capacità di stoccaggio dell’acqua piovana di circa l’11%, la Francia fa il doppio, la Spagna il 34%”. Da questo punto di vista siamo indietro anni luce”.
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