PRAE: PIANO REGIONALE delle ATTIVITA' ESTRATTIVE

 I riflettori, non solo della nostra associazione, in questi giorni, sono indirizzati nei confronti del PRAE, questo piano in corso di esame di valutazione di impatto che la Regione Piemonte ha predisposto per la sua approvazione in Consiglio Regionale. Oggi, venti febbraio, scadono i termini per la presentazione di osservazioni da parte del pubblico. La nostra Associazione non ha mancato di preparare  un documento di proprie osservazioni che cercano di andare al cuore del piano in esame che, a giudizio di molti,  più che un piano si sta rilevando un lascia passare che , nel prossimo decennio, quello previsto di durata dello stesso piano, consentirà di fare di più e di peggio di ciò che non è stato fatto anche nel passato. E' notorio che il settore industriale interessato è un settore forte che non mancherà , come non ha mancato, di far sentire la sua voce a tutela di un proprio interesse economico che, però,  non può ignorare di fare i conti con le esigenze di tutela dei territori da cui trae in esclusiva la propria materia, ma proprio per questo diventa tributario di un debito in termini di compensazioni, mitigazioni e ripristini, debito che non ci sembra sia stato nel passato sempre assolto e che non vorremmo che,  nonostante il PRAE, potesse continuare a non essere assolto. Qui pubblichiamo le   argomentate  osservazioni di un comitato spontaneo  di cittadini di  Villanova Mondovì e Monregalese che contesta la previsione del Polo estrattivo. Nel prossimo post, pubblichiamo il testo delle osservazioni di Italia Nostra, Consiglio Regionale del Piemonte. 




Oggetto: Osservazioni al P.R.A.E della Regione Piemonte, D.G.R. n. 81-6285 del
16/12/2022
.PREMESSA
Siamo un gruppo di cittadini di Villanova Mondovì e del Monregalese, che si è costituito in comitato ormai da più di dieci anni per attaccamento alla propria terra e per salvaguardarne le bellezze, trovando nel tempo l’appoggio ed il sostegno delle associazioni ambientaliste della provincia di Cuneo.
Dalla lettura del Piano Attività Estrattive di recente adozione da parte della Giunta Regionale del Piemonte, ricaviamo alcune osservazioni di carattere generale, alle quali aggiungiamo informazioni specifiche sul nostro territorio anch’esso oggetto da molti anni di una incontrollata espansione estrattiva, nei confronti della quale esprimiamo da sempre una ferma opposizione.
L’aspetto che ci colpisce è la distanza tra i criteri di sostenibilità a cui il Prae fa riferimento e le previsioni di ampliamento dell’attività estrattiva e di consumo del suolo, nonostante tra l’altro la riconosciuta attuale tendenza alla riduzione della domanda di materiali di cava.
In particolare fra i criteri di sostenibilità che il Prae, nella relazione ambientale, desume dal “Manuale per la valutazione Ambientale dei Piani di Sviluppo Rurale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell'Unione europea”, elenchiamo:
- CONSERVARE E MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLE RISORSE STORICHE E
CULTURALI;
- CONSERVARE E MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’AMBIENTE LOCALE;
- PROTEGGERE L’ATMOSFERA;
- SENSIBILIZZARE MAGGIORMENTE ALLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI,
SVILUPPARE L’ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE IN CAMPO AMBIENTALE
Le azioni previste dal Prae per conciliare questi criteri di tutela dell’ambiente con l’ampliamento delle superfici dedicate alle attività estrattive (poli minerari) appaiono descritte in modo superficiale, limitandosi ad affermarne la loro coerenza basata però su affermazioni approssimative e su dati parziali, per esempio quando si prevede che, nel caso di assenza di alternative, si possano adottare misure di
mitigazione e compensazione non meglio specificate o generiche (Rapporto Ambientale pag. 221 “come ad esempio l’inserimento di mascheramenti dei nuovi siti di cava con quinte rocciose per ridurre l’impatto visivo”). E’ vero che nei vari allegati troviamo molteplici analisi e valutazioni di impatto, ma le valutazioni di commento non soddisfano. Un altro esempio: a proposito del principio cardine della
salvaguardia/Valorizzazione (R.A. pag. 17), si dice che esso “fa riferimento alla necessità di trovare un giusto equilibrio tra le esigenze di tutela delle risorse minerarie, degli elementi eco-sistemici, paesaggistici e territoriali rispetto a cui  l’attività estrattiva genera delle pressioni; Il modello di riferimento è quello della“sostenibilità”, da declinare con modalità da concordare di volta in volta, prevedendo la difesa dell’esistente ma anche la possibilità di modifica a fronte di opportune
modalità compensative”.
Non leggiamo in tutto questo disposizioni chiare e stringenti per la tutela annunciata dell’ambiente, intesa anche come rispetto del paesaggio e della storia del territorio, della biodiversità, della riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni climalteranti, per la tutela della salute delle popolazioni locali. Nel complesso risulta evidente che tutto il Prae è impostato in modo prevalente sulla
tutela delle risorse minerarie che considera sempre “sostenibili” laddove si riesca a “compensare” o “mascherare” i danni arrecati all’ambiente.
Ciò nonostante il documento, analizzate le varie componenti, conclude sostenendo di essere in linea e coerente con gli obiettivi di sostenibilità dettati dall’Unione Europea e sbrigativamente aggiunge (R.A. pag. 63) “In ogni caso è possibile ricordare che la definizione specifica delle strategie è rimandata ad una fase successiva dove i contenuti più operativi verranno di volta in volta dettagliati da piani
e progetti puntuali”.
Aver già definito, a priori e solo in base alle richieste delle imprese, gli aumenti delle superfici di estrazione, la morfologia e i volumi di estrazione dei nuovi “poli minerari” senza stabilire con chiarezza i piani attuativi e le strategie di compensazione ambientale di ogni singolo polo, conferma la superficialità alla base del PRAE e rappresenta un grave vizio di forma, destinato ad aggravare i già numerosi contenziosi in corso fra associazioni ambientaliste e imprese minerarie;
Così, in attesa della soluzione di questi contenziosi, da un lato si continuerà a danneggiare l’ambiente e la salute dei cittadini dall’altro si danneggeranno proprio quelle risorse minerarie che il PRAE vorrebbe tutelare.
OSSERVAZIONI
Auspicando che ogni realtà locale interessata dai poli estrattivi inseriti nel PRAE esprima proprie osservazioni legate alle specificità territoriali, presentiamo le nostre rispetto al POLO ESTRATTIVO “Villanova
Mondovì-1” codice C01034
RILEVIAMO CHE IL POLO PREVEDE UN’ESTENSIONE DELLE AREE  di SVILUPPO PARI A 321.956 MQ CHE CORRISPONDE AD UN AUMENTO DEL 129% RISPETTO ALL’ESTENSIONE
DELLE AREE LA CUI LAVORAZIONE E’ GIA’ AUTORIZZATA. LA QUANTITA’ DI MATERIALE CHE SI PREVEDE DI ESTRARRE NELLE AREE DI SVILUPPO E’ DI 3 MILIONI DI METRI CUBI.
VINCOLI
La scheda di identificazione del polo segnala la presenza di tre vincoli che interessano l’area:
1.Vincolo a tutela del patrimonio boschivo con riferimento al D.Lgs. 42/04 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) art. 142 comma 1 Aree tutelate per legge g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’art. 3 e 4 del decreto legislativo n. 34 del 2018
2.Vincolo idrogeologico con riferimento al R.D.L. n. 3267 del 30 dicembre 1923 il cui primo articolo dice: “Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli articoli 7, 8 e 9, possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilita' o turbare il regime delle acque.”
CRITICITA’ Il Prae non contiene norme puntuali di salvaguardia e prescrizioni specifiche per le aree boscate tutelate da vincolo idrogeologico e paesaggistico, limitandosi a prevedere compensazioni. Si legge infatti (R.A. pag. 250) che “ il bosco è un bene vincolato ai sensi dell’Art. 142. Aree tutelate per legge del d.lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Gli interventi in aree boscate sono
pertanto vietati fatte salve le autorizzazioni rilasciate dalle amministrazioni competenti ai sensi dell'art. 146 del d.lgs. 42/2004 e dell’art. 1 della l.r. 45/1989.” Il Prae prosegue parlando di compensazioni e dicendo “Per quanto concerne le compensazioni ambientali e territoriali in aree boscate, è possibile fare riferimento a quanto previsto dalla DGR N. 23-4637 del 06/02/2017, e operando attraverso compensazione fisica o monetaria della superficie forestale trasformata (art. 19, comma 4 della l.r. 4/2009) e l’eventuale mitigazione degli impatti sul paesaggio (art. 146 del d.lgs. 42/2004)..”
Facciamo però presente che lo stesso art. 19 citato, al comma 1 della l.r. 4/2009 recita “ La trasformazione del bosco è vietata (art. 19, comma 2 della l.r. 4/2009), fatte salve le autorizzazioni rilasciate dalle amministrazioni competenti ai sensi dell'art. 146 del d.lgs. 42/2004 e dell’art. 1 della l.r. 45/1989, compatibilmente con la conservazione della biodiversità, con la stabilità dei terreni, con il regime delle acque, con la difesa dalle valanghe e dalla caduta dei massi, con la tutela del paesaggio, con l'azione frangivento e di igiene ambientale locale.”
Manca nel Prae questa citazione completa, secondo noi fondamentale per comprendere appieno lo spirito della legge e per adeguarvisi. Inoltre l’area di sviluppo del polo estrattivo è per molta parte area boschiva. Come si potrà compensare la perdita di migliaia e migliaia di metri quadrati di bosco con
tutto ciò che questo significa in termini di flora, fauna, biodiversità, salubrità dell’aria, rispetto delle acque, microclima, ecc..? Segnaliamo anche la presenza nel piano regolatore di Villanova Mondovì dell’areaAPS3 “Progetto ambientale Monte Calvario” destinata, secondo quanto riportato  dall’art. 26 del PRG, alla tutela delle risorse naturali-ambientali, delle emergenze geologiche e culturali presenti nell’area promuovendo interventi rivolti ad una loro diffusa fruizione sociale. Essa ricade in parte nei confini del polo minerario previsto, in particolare lungo l un tratto della via Crucis e tra il piede di Monte Calvario, il sito della cappella di San Bernardo e parte del sentiero che porta al Santuario di Santa Lucia, confini che se confermati faranno decadere anche questo vincolo locale.
3.Vincolo derivante dalla “Dichiarazione di notevole interesse pubblico del contesto territoriale del Momburgo con le emergenze monumentali e paesaggistiche di Monte Calvario, del Santuario di Santa Lucia e del percorso devozionale da Villavecchia” (D.Lgs. 42/04, art. 136 e 157, Immobili ed aree di notevole interesse pubblico - D.G.R. n. 89-5520 del 03/08/2017)
La dichiarazione ha riconosciuto le valenze storico-culturali, religiose, identitarie, panoramiche del contesto territoriale del Momburgo, caratterizzato dal complesso storico-devozionale formato dal Santuario di Santa Lucia, dalla Chiesa del Santissimo Crocifisso, dalla Cappella di San Bernardo, nonché dai percorsi di collegamento tra di essi e dal percorso con le cappelle della Via Crucis, che
partendo dalla piazza di Santa Caterina a Villavecchia arriva al Monte Calvario; si riconoscono inoltre le valenze paesaggistiche del Momburgo caratterizzate da vaste aree boscate, un significativo complesso carsico con la Grotta dei Dossi, l’altopiano di Caporale e i margini prativi, che, nel loro insieme,costituiscono il pregevole contesto paesaggistico e naturalistico nel quale si inseriscono il complesso monumentale-devozionale del Santuario di Santa Lucia e del Calvario, checostituiscono altresì significativi punti di vista e di belvedere”. Ritiene inoltre che il valore di questo paesaggio sia particolarmente percepito dagli abitanti dei luoghi come bene da salvaguardare per il valore storico-paesaggistico e naturalistico e per il ruolo rappresentativo di identità della comunità locale.
Resta esclusa dal perimetro del vincolo l’area produttiva/estrattiva denominata “Rocchetta”, situata a ridosso del paese, consentendo quindi alle ditte escavatrici di proseguire la loro attività entro i confini già autorizzati prima dell’apposizione del vincolo stesso. Non sono dunque impedite l’attività estrattiva e le attività collaterali presenti sul sito (impianti di bitumazione, lavorazione, deposito e stoccaggio dei
materiali per infrastrutture ed edilizia).
CRITICITA’ Il polo estrattivo Villanova indicato nel PRAE invade il territorio che la stessa Regione Piemonte ha inteso salvaguardare con l’apposizione del vincolo paesaggistico. Segnaliamo la profonda contraddizione fra norme giuridiche emesse dallo stesso organo: - Da un lato il PRAE Piemonte adottato con la D.G.R. N. 81-6285 del 16.12.2022 che fa riferimento ed attua la L.R. 23 del 17.11.2016 “Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave”. Tale legge all’art. 7dice: “....Il PRAE ha valore di strumento sovraordinato rispetto alla pianificazione urbanistica locale relativamente alle individuazioni e perimetrazioni dei poli estrattivi e dei loro sviluppi, nonché per le previsioni riguardanti  i siti estrattivi esistenti e i loro ampliamenti all'interno dei bacini estrattivi, purché nei limiti dimensionali e qualitativi e secondo le modalità e i criteri localizzativi indicati nel PRAE stesso.....Le previsioni di destinazione contenute nel PRAE ai sensi del comma 2, sono immediatamente efficaci e
sostitutive di quelle eventualmente difformi presenti negli strumenti urbanistici comunali. Le opere e gli impianti fissi a servizio dei siti estrattivi sono considerati di pubblico interesse...... I comuni, in occasione della prima variante generale o di una specifica variante strutturale al proprio strumento
urbanistico, recepiscono le previsioni del PRAE.”
- Dall’altro la D.G.R. n. 89-5520 del 03.08.2017 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico del contesto territoriale del Momburgo con le emergenze monumentali e paesaggistiche di Monte Calvario, del Santuario di Santa Lucia e del percorso devozionale da Villavecchia” che fa riferimento al D.lgs
n. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”
Il Prae riconosce in questi casi la difficile compatibilità tra l'intervento estrattivo proposto ed i vincoli paesaggistici ed ambientali dell'area e sottolinea che la valutazione degli impatti assume particolare importanza (impatto visivo, problemi di stabilità, ecc.), tuttavia non dà indicazioni precise su come conciliare l’attività con il contesto paesistico-ambientale circostante, se non prevedendo un ampliamento non superiore a 1-1,5 volte la superficie utilizzata e l’avvio di un recupero coerente con la
qualità del paesaggio.
Occorre precisare che ad oggi, a fronte dei ricorsi di ditte escavatrici e di uno dei due comuni coinvolti, il TAR del Piemonte ha ritenuto che la procedura seguita dalla Commissione Regionale promotrice del vincolo paesaggistico poi approvato con la menzionata D.G.R. del 03.08.2017, contenga un vizio di forma ed ha annullato il vincolo. Sembrerebbe trattarsi di una questione burocratica complessa e
controversa, diversamente interpretata in altri contesti, che noi auspichiamo venga superata al più presto, dato il ricorso al Consiglio di Stato avanzato dalla Regione  Piemonte e dal Ministero dei Beni Culturali – Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Alessandria, Asti e Cuneo, che evidentemente riconoscono, in quanto organi istituzionali competenti ed esperti, imprescindibile tutelare il patrimonio naturalistico e artistico del Momburgo, considerandolo
meritevole di tutela ed in grado di ampliare le prospettive di sviluppo del nostro territorio, di investire nelle sue innumerevoli risorse, di creare nuovi posti di lavoro in direzione della sostenibilità e del turismo responsabile, di valorizzare i beni immobili esistenti, se si riuscirà a mantenere inalterato il paesaggio che oggi possiamo ammirare ancora.
MONUMENTI A RISCHIO, BELVEDERI E BIODIVERSITÀ
La sommità del Momburgo Denominata Monte Calvario, deve il suo nome alla presenza sul suo culmine del Santuario del Santissimo Crocifisso, risalente al 1600 ma ricostruito nel 1825, 
raggiungibile dai paesi sottostanti tramite antichi sentieri attraverso la vegetazione. Una piccola costruzione eretta accanto alla chiesa, denominata “Ca’d’l’Eremita”, testimonia la passata presenza di un eremita nella zona; la stessa ospitò Gian Battista Beccaria per i suoi studi sulla triangolazione geodetica. Poco distante si erge una croce eretta su progetto dell’ing. Fiorenzo Gemina,che offre un punto panoramico sull’arco alpino e le vallate del cuneese e torinese.
CRITICITA’: tutta la zona, rientrante nei vincoli, sovrasta l’area di una ex cava cd. Cava Garombo, attualmente non visibile perchè rinaturalizzata ma che, inserita nel PRAE, verrebbe riportata in attività. Il belvedere ne sarebbe gravemente danneggiato.
-La via Crucis
Il percorso che da Villavecchia, borgo storico medievale, attraverso una strada asfaltata e successivamente una pineta, conduce al Monte Calvario è costeggiato da 14 piloni attestanti le stazioni della Via Crucis. Essi sono affrescati; risalgono all’inizio dell’Ottocento e sostituirono aste più antiche, risalenti all’inizio del Settecento, esposte in passato in occasione della processione del Venerdì Santo. Dalla Piazza Maggiore, con le due pregiate chiese di impianto medievale e barocco, partivano le
processioni dei fedeli in occasione delle più importanti ricorrenze religiose (fino aglianni Cinquanta si svolgeva il Giovedì Santo la processione del “Gallo”, pittoresca perla presenza dei simboli della passione e per il corteo dei flagellanti); mete finali eranola cima del Monte Calvario, il Santuario di Santa Lucia o, a metà strada, la Cappelladi San Bernardo. Oggi è ancora viva la tradizione della processione del GiovedìSanto, che si conclude a Monte Calvario.
CRITICITA’ : la sicurezza della via Crucis appare gravemente compromessa, poiché si trova a scorrere in certi suoi tratti all’interno del polo, tra l’area mineraria inattività e quella che si vorrebbe riattivare. Non si può fingere di ignorare che il percorso della Via Crucis nella sua interezza, dal borgo di Villa vecchia al Monte Calvario, faccia parte, come elemento irrinunciabile e di significativo valore, del
complesso devozionale Momburgo-Santa Lucia. Si consideri anche la necessità di garantire la protezione del percorso rispetto alla cava Rocchetta, situata in stretta prossimità, attraverso un’adeguata fascia di rispetto.-
La Cappella di S. Bernardo (rientrante nel Codice dei Beni culturali e del Paesaggio)Questa cappella è stata oggetto di uno spostamento fisico che l’ha espiantata dal suo sito originario, la cosiddetta “collina delle vigne”, dove si trovava in posizione panoramica con ampia visuale sulle vallate sottostanti. Nel 2003 una Convenzione tra la Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio, il Comune di Villanova Mondovì e le ditte Giuggia Srl e Saisef SpA ha dato origine al suo spostamento in blocco, con la motivazione di impedirne il danneggiamento ed “ai fini di realizzare un miglior ripristino ambientale e per consentire alle ditte di avere un ampio margine di tempo per riorganizzare le attività in vista della definitiva chiusura del sito”.Oggi la “collina delle vigne” è quasi completamente scomparsa a causa dell’attività estrattiva; ne rimane una porzione della parte sommitale. Questo sito è già stato oggetto di ulteriori richieste di ampliamento, puntualmente respinte, a testimoniare la valenza e l’interesse storico della cappella e dell’area circostante. In particolare la Soprintendenza intervenne nel 2012 e nel 2013 con pareri contrari che sottolineavano la necessità di tutelare il bene ed il paesaggio all’intorno da eccessivi ulteriori sbancamenti (all. 1 e 2 documenti). La proposta delle ditte di scavare la
collinetta a protezione della Cappella per renderla più visibile era stata respinta anche dalla Provincia con determina n. 2013/ 1530 del 20/05/2013 (all. 3 documenti, punto 1).
CRITICITA’: la perimetrazione del polo vede ampliare l’area estrattiva non solo dietro la cappella, ma nell’intorno, spingendosi verso il monte e verso il Santuario di S. Lucia. Quale potrà mai essere il destino della cappella di San Bernardo se non la sua demolizione?
Il Santuario di S. Lucia
All’incirca alla metà della pendice del Momburgo che si affaccia sull’Ellero, a 610 metri di altezza, in splendida posizione panoramica, si erge l’antico Santuario di Santa Lucia, realizzato a chiusura di una grotta naturale (profonda 20 metri e larga 8, con una superficie piana di oltre 110 metri quadrati), circondata da svariati anfratti e piccole grotte. Tuttora luogo di devozione popolare, fu in passato punto di riferimento per la lotta partigiana, sede di una tipografia clandestina e rifugio per i partigiani ed attualmente l’Anpi Monregalese sta valutando l’ipotesi di allestire uno Spazio per la memoria della Resistenza.
CRITICITA’ Il Santuario, pur essendo escluso dalla perimetrazione del polo, risulta esserne a breve distanza; storicamente collegato alla cappella di S. Bernardo dall’originario sentiero, già a suo tempo modificato nel suo percorso per far posto all’attività di cava, ne sarebbe irrimediabilmente separato, poiché il confine del polo estrattivo interromperebbe il circuito sentieristico che lega i vari monumenti
della zona.
Altro motivo di preoccupazione desta la stabilità dell’edificio, nel caso di avvicinamento dell’area di scavo. Infatti un’ escavazione simile a quella della Rocchetta era stata effettuata in passato anche nella parte della collina sottostante il Santuario, successivamente sospesa per il verificarsi di frequenti eventi franosi, che mettevano in diretto pericolo l’esistenza del santuario stesso; si è reso necessario un
intervento protettivo, con la realizzazione di speroni di sostegno in calcestruzzo. Le relazioni geologiche dell’epoca parlano di calcari grigiastri dolomitici ricchi di fossili e interessati da fratture, canali sotterranei e grotte soggetti a fenomeni di erosione e franamenti anche voluminosi e che devono indurre a prestare molta attenzione all’ulteriore attività di escavazione della montagna.
Fornace di Santa Lucia, Fornace Bozzoli, Fornace Graffiascum Si tratta di fornaci di calce di valore storico-documentario e quindi comprese all’interno della perimetrazione vincolata.
CRITICITA’: si rileva l’avvicinamento a sud alla zona ricca di testimonianze di archeologia industriale, nonché residenziale, nei pressi della strada provinciale per Roccaforte.
Sentieristica e biodiversità L’area del Momburgo è dotata di una fitta rete sentieristica inserita in una zona boschiva di interesse botanico per la ricca biodiversità che la contraddistingue. I sentieri che vi si snodano consentono attualmente di raggiungere a piedi i luoghi più significativi e presentano interessanti potenzialità di ulteriore sviluppo. Nella zona a sud-est della Cappella di S. Bernardo si deve tener particolarmente conto del valore storico del sentiero che, seppur per una parte modificato, collega ancora la cappella al Santuario di S. Lucia (sentiero della tradizione devozionale ma anche “della Resistenza”)
CRITICITA’: il polo estrattivo così come delineato dal PRAE, interromperebbe, insieme ai circuiti storico/naturalistici, anche qualsiasi prospettiva di investimento e di progettualità per un turismo ecologicamente sostenibile. Segnaliamo inoltre che il territorio del Momburgo è stato indicato come Area di Interesse Botanico all’interno del progetto interregionale Italia Francia Alcotra e sarebbe candidabile a entrare a far parte della Rete Ecologica della Provincia di Cuneo.
Le grotte La grotta di S. Lucia fa parte di un ricco sistema carsico ipogeo che si sviluppa all’interno del monte Calvario, che ha la sua massima manifestazione nella grotta dei Dossi, posta ai piedi del pendio digradante verso il torrente Pogliola, rinomata per la spettacolare successione di corridoi e sale decorate con concrezioni policrome 
CRITICITA’: il versante nord-ovest del Momburgo, verso la grotta dei Dossi, è raggiungibile a piedi con un bel percorso naturalistico ben segnalato. Anche in questo caso i confini del polo renderebbero impraticabile tale sentiero. Tutta l’area del Momburgo, inoltre, presenta fossili inglobati nella roccia calcarea, attestanti le trasformazioni geologiche avvenute nella zona e “campioni di un’interessante
famiglia di alghe presenti nel mare del triassico" particolarmente abbondanti sul Monte Calvario e nei pressi delle cave, oggetto di studio fin dai primi del 1900 ( all.4documenti).
LE CAVE e IL RECUPERO
La Cava Rocchetta A fine Ottocento inizia la lavorazione di cava alla Rocchetta (toponimo che risulta nei libri di storia come sede di una Rocca o Castelletto) per la produzione di materiale ghiaioso, ma a partire dagli anni ’50, con l’introduzione delle prime pale meccaniche e con i primi autocarri, la produzione comincia ad aumentare, facendo scomparire gradatamente il lavoro manuale. Negli ultimi anni è invalsa una procedura di escavazione a gradoni, “ in previsione di un raccordo graduale con il
fianco di Monte Calvario, il modo più efficace per eliminare il forte impatto ambientale e favorire il completo ripristino della zona”( come si legge nella Convenzione del 2003 , all. 5). Dalla fine degli anni ‘90 le proroghe di attività concesse alle ditte sono giustificate e legate al recupero e al definitivo assetto paesaggistico e territoriale del polo estrattivo. La cava della Rocchetta è dunque attiva da circa 140 anni e da più di 20 si rinvia il suo ripristino.
Ex cava Garombo
Il sito denominato ”ex cava Garombo” (o in altri documenti Noce o ancora Dossi) si trova proprio sotto il versante nord-ovest del Monte Calvario; era stato destinato all’attività estrattiva per un breve periodo degli anni ‘80/’90 (ex proprietari CONICOS partecipazioni generali s.p.a.). Abbandonato in seguito alla sua chiusura, nel corso dei trent’anni successivi lentamente si è in parte rinaturalizzato, insieme alla strada (via del Noce) che, ancora oggi asfaltata nel primo tratto, collegava l’ex cava a Villanova. Ora è una strada sterrata in mezzo a orti e aree boschive (vedi all. 6 e 7 Via del Noce) da dove si raggiunge la via Crucis all’altezza del bel Pilone di Ponzio Pilato (vedi all.8 Pilone) e la grotta dei Dossi (vedi all. 9 sentiero per la grotta) Attualmente i punti di vista che danno sul sito lo rivelano solo parzialmente, essendo in quest’area presente una vegetazione rigogliosa che sta riemergendo in modo spontaneo (vedi all.10,11,12 Sito e punti di vista). L’area quindi è stata compresa nel Vincolo del 2017. Infatti l’ex cava Garombo è un’area pienamente compatibile con il  vincolo, in quanto inserita in un contesto naturale, a ridosso dei monumenti che, insieme al paesaggio, valorizzano l’intero territorio.
  CRITICITA’ Nella perimetrazione del presunto “polo minerario” è inserita l’ex cava. Il fatto che sia vicina alla cava Rocchetta rappresenta un vantaggio privato, ma un pericolo per la collettività. Infatti ha caratteristiche incompatibili con l’uso industriale che se ne vorrebbe fare. E’ chiaro che se si procedesse alla sua riapertura la vegetazione sparirebbe, e con essa la possibilità di un recupero naturale. Al
suo posto si creerebbe un’area industriale del tutto inopportuna a ridosso di un’area soggetta a più vincoli e con emergenze monumentali a rischio. Da rilevare anche che il borgo storico di Villavecchia si trova a poche centinaia di metri dal sito (Chiese di P.za Santa Caterina a 490 m. di distanza, vedi all.13 ) ed è già assediato dalla sottostante cava Rocchetta.
Non se ne valutano l’impatto acustico derivante e le conseguenze sulla biodiversità locale, sulle aree boscate di prossimità o già esistenti, sui nuclei abitativi (i più vicini all’ex cava distano 260 m vedi all. 14) e monumentali prossimi (distanza dal Pilone di Ponzio Pilato 150 m.; distanza minima dalla via Crucis 0 m. se si considera la modifica del Comune dell’area PE2 del 2015), la mancanza di accessi
viari idonei a supportare il tipo di attività (stradine sterrate) e soprattutto il traffico che ne deriverebbe. Infatti si tratterebbe comunque di un deciso aumento dei flussi di carico pesante che graverebbe sulle strade esistenti e della necessità di prevedere strutture a contenimento del rumore derivante dal traffico veicolare. Da non sottovalutare poi il danno alla salubrità dell’aria, il rischio di presenza di amianto nei
materiali lavorati (tra cui rifiuti edili), le polveri immesse nell’atmosfera e l’impatto sulla salute, visti gli enormi incrementi di superficie (+129%) e di volumi estraibili di materiale prevista. (3.000.000 di metri cubi) Le due cave elencate sono “cave a monte”, delle quali lo stesso PRAE (nta) riconosce l’accentuato impatto visivo e la necessità di piste di accesso e strade di servizio impegnative ed impattanti dal punto di vista ambientale. Ed aggiunge che le coltivazioni di monte, che interessano materiali coerenti a comportamento fragile, sia carbonatici sia silicatici, sono caratterizzate da problematiche ambientali, sia per le tecniche di scavo adottate, di regola con uso di esplosivo, sia per il recupero dei siti, trattandosi spesso di versanti molto esposti: dunque come ritenere adatto un
ampliamento in tali condizioni?
CONCLUSIONE
La L.R.23 del 17.11.2016 "Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave".all’art. 6 comma 7 prevede: “Nel rispetto degli indirizzi del PRAE, per eventuali ambiti territoriali interessati da particolari problematiche connesse alle attività estrattive, la Regione può promuovere specifici approfondimenti del PRAE stessomediante la redazione di varianti di approfondimento, formate e approvate secondo le modalità di cui al comma 2, ovvero mediante la sottoscrizione di accordi o intese
che possono costituire variante al PRAE, assunti secondo le modalità disciplinate dalla normativa sugli accordi di programma.”
Chiediamo quindi un’analisi più accurata del nostro territorio, come quella effettuataper i siti di Natura 2000, sottolineando che il nostro sito è citato più volte per le sue valenze nel Piano paesaggistico regionale (D.C.R. n. 233-35836 del 03.10.2017), documento di riferimento per il Prae; in particolare l’area di Villanova Mondovì è citata negli elenchi delle componenti e delle unità di paesaggio nell’art. 24 tra i centri storici di età medievale con forte identità morfologica e nell’art. 25 come area di
rilevanza storico-ambientale-territoriale quanto al patrimonio rurale storico; nell’art. 30 (Belvedere, bellezze panoramiche, siti di valore scenico ed estetico) viene segnalata per il Santuario di S. Lucia e per altre opere ecclesiastiche, elementi di notevole valore e di rilevanza paesaggistica. Nell’art. 31 (Relazioni visive tra insediamento e contesto) con la sigla SC1 si indica la presenza di Insediamenti
tradizionali con bordi poco alterati o fronti urbani costituiti da edificati compatti in rapporto con acque, boschi, coltivi al confine tra Villanova, Frabosa e Roccaforte.
Nell’art. 32 (Aree rurali di specifico interesse paesaggistico) con la sigla SV2 si indica la presenza di sistemi paesaggistici agroforestali di particolare interdigitazione tra aree coltivate e bordi boscati. Sempre nello stesso ppr, schede d’ambito 60, troviamo Villanova tra le emergenze storico-culturali per il borgo storico medievale, la Chiesa barocca della Confraternita di s. Croce del Vittone, la grotta dei
Dossi sul versante nord-ovest del Monte Calvario. Nella stessa scheda di ambito tra gli indirizzi strategici si legge che occorre il controllo e il contenimento dell’attività estrattiva della cava di Villanova Mondovì, prevedendo attività di riqualificazione dell’area (pag. 408) Siamo convinti infine che le interferenze paesaggistiche che si genererebbero con la definitiva approvazione del Prae nella sua veste attuale siano incompatibili con il valore di un’area intensamente abitata, che da tempo attende di essere riqualificata.
Villanova Mondovì, 18/02/2023

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