SOLIDARIETA' A TOMMASO MONTANARI






Dalla nostra Presidente Regionale riceviamo e pubblichiamo.


In un intervista rilasciata alla trasmissione "Report" nel giugno scorso Tomaso Montanari aveva dichiarato "Firenze è una città in svendita. E' una città all'incanto, è una città che se la piglia chi offre di più e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri". Per questo motivo il sindaco di Firenze Dario Nardella e la Giunta Comunale hanno citato in giudizio lo storico dell'arte per "danno di immagine" chiedendogli un risarcimento di 165.000 euro. Questa citazione equivale ad un atto di intimidazione. Nardella e la sua Giunta tentano, invano, di imbavagliare un intellettuale libero e quindi scomodo che esprime legittimamente una critica politica. Tomaso Montanari ha chiamato le cose con il loro nome. Il centro storico di Firenze è stato trasformato in una Disneyland per ricchi turisti globali. L'amministrazione comunale non soltanto ha svenduto il patrimonio immobiliare pubblico a facoltosi investitori stranieri, ma ha approvato anche una serie di varianti urbanistiche le cui ricadute sul tessuto storico-artistico sono state nefaste. Una di queste varianti riguarda il caso citato nell'intervista a Report: si tratta del progetto della teleferica che collegherà il giardino di Boboli ed il Forte Belvedere. Questa teleferica, voluta dal magnate argentino Alfredo Lowenstein, proprietario del resort di lusso in cui è stato convertito l'ex monastero di San Giorgio alla Costa, già ospedale militare, già bene pubblico, consentirà ai suoi clienti di raggiungere l'albergo sorvolando su uno dei più importanti monumenti italiani quale è il Giardino di Boboli. La lista degli scempi denunciati da Montanari non solo a Firenze è lunghissima. Tomaso Montanari si batte contro la alienazione e contro la mercificazione del patrimonio storico artistico, convinto che il patrimonio culturale svolga una funzione civile: un' idea che Italia Nostra condivide pienamente, considerando ogni singola aggressione al paesaggio, al patrimonio architettonico storico ed al tessuto sociale dei centri storici come una ferita inferta alla democrazia.


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